“Sono 2871 le domande di regolarizzazione presentate in tutta la regione Puglia, di cui 1888 solo dalle province di Foggia e Bari. Sono i numeri di una legge poco efficace che trova i limiti nel suo stesso impianto normativo”. Così il Segretario Generale della Uila Puglia, Pietro Buongiorno commenta il report definitivo pubblicato dal Ministero dell’Interno sull’emersione dei rapporti di lavoro irregolari al 15 agosto, termine ultimo per la presentazione delle istanze. In tutta Italia sono state inviate 207.542 domande di regolarizzazione: 176.848 hanno riguardato il lavoro domestico (85%) e 30.694 (15%) quello agricolo. I numeri in Puglia parlano di 2871 moduli inviati, la maggior parte concentrati nelle province di Foggia (1268) e Bari (620). I numeri nelle altre province: Brindisi 217, Lecce 287, BAT 257 e Taranto 222. Nella nostra regione si stima una platea di 20mila irregolari in agricoltura: 2871 domande rappresentano, quindi, meno del 15% dei potenziali fruitori.
“Purtroppo i numeri confermano le nostre perplessità iniziali, espresse più sull’elaborazione della norma che sull’orientamento della stessa – afferma Pietro Buongiorno – il primo limite della norma è aver posto, di fatto, nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione: questo ha fatto sì che caporali e sfruttatori di ogni genere si siano fatti avanti offrendo ai lavoratori irregolari contratti di lavoro fittizi, necessari per ottenere un permesso di soggiorno, peraltro provvisorio, in cambio di diverse migliaia di euro. Avevamo invece chiesto di applicare una soluzione semplice e immediatamente praticabile: ridare una chance a circa 60 mila lavoratori migranti, già presenti nel nostro paese che erano già in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale scaduto e non rinnovato a causa dell’emergenza sanitaria. La procedura per il rinnovo dei permessi di soggiorno è stata concessa per i cittadini stranieri il cui permesso di soggiorno era scaduto dal 31 ottobre 2019 in poi, tutti gli altri di fatto sono stati esclusi. Per i 60mila si trattava di lavoratori già censiti che, a fronte di una regolare proposta di contratto, potevano essere subito impiegati nelle fasi della raccolta. Infine la Uila aveva chiesto che l’azienda autocertificasse che con tutti gli altri lavoratori, addetti e collaboratori impiegati, salvo quelli oggetto della domanda di emersione, sussistesse un rapporto contrattuale regolare e rispettoso della normativa vigente e della contrattazione collettiva, anche con riguardo alla salute e alla sicurezza e agli obblighi contributivi e previdenziali”.
Le priorità per la Uila: “Abbiamo in particolar modo in Puglia una priorità – afferma il Segretario Generale – la riforma della legge sulle calamità. Il lavoro agricolo dipendente nella nostra regione vede una contrazione preoccupante delle giornate: se non si cerca di invertire la rotta nei prossimi anni ci troveremo di fronte ad una emergenza sociale e non solo occupazionale. La notizia delle scorse settimane riguardava la Xylella che è arrivata in Terra di Bari, quella sempre attuale, ieri, oggi e domani, è che i braccianti agricoli continuano inesorabilmente a vedersi assottigliarsi il numero delle giornate lavorative anno dopo anno: tra 2019 e 2018 in Puglia ne sono state dichiarate ben 8000 in meno nel settore agricolo. Crediamo – conclude – che sia importante difendere il nostro territorio, attraverso l’applicazione delle buone pratiche agricole che ostacolano la diffusione del vettore della batteriosi. Allo stesso tempo al legislatore chiediamo una riforma strutturale della normativa attuale sulle calamità. Il cosiddetto trascinamento delle giornate dell’anno precedente di cui potrebbero fruire i lavoratori in caso di calamità oggi è inapplicabile. Basta guardare gli elenchi anagrafici Inps degli ultimi anni, per rendersi conto che nessun bracciante agricolo pugliese ha potuto mai avvalersi di tale strumento. Per questo riteniamo assolutamente prioritario che l’esercizio del diritto innanzitutto debba essere assicurato ai lavoratori, modificando una norma che oggi di fatto non fornisce alcuna risposta alle migliaia di lavoratori agricoli Pugliesi che stanno perdendo salario e coperture assicurative e previdenziali a causa delle calamità atmosferiche e della batteriosi. Dobbiamo sostenere una comunità di lavoratori che presta la propria opera in un settore già di per sé fragile che non offre stabilità e solide garanzie, un comparto per di più martoriato da fenomeni calamitosi ed emergenze batteriologiche che hanno inciso fortemente sul numero degli occupati”.