Uila Puglia, solo 166 domande di regolarizzazione in agricoltura presentate nella nostra regione. Buongiorno: “Previsioni disattese, su una stima di circa 20mila lavoratori irregolari in Puglia”

Dalla Puglia sono giunte al Ministero dell’Interno solo 166 domande di regolarizzazione di lavoratori agricoli, circa il 7% delle istanze presentate in tutta Italia, ovvero 2.255.

Da quanto emerge dai primi dati diffusi dal Ministero dell’Interno le richieste totali inviate al 15 giugno (e quindi già elaborate) sono 23.950: di queste meno del 10% provengono dal settore agricolo, 2.255 rispetto alle 21.695 (91%) che riguardano il lavoro domestico. Considerando anche le 7.762 domande in corso di lavorazione, sempre al 15 giugno, l’incidenza del settore agricolo sale al 12,9%, pari a 4.111 richieste su un totale di 31.712 domande inviate o in corso

Delle 2.255 domande inviate relative al lavoro subordinato, 22 riguardano la pesca, le altre sono tutte agricole. Nella graduatoria per Regione, e sempre relativamente al solo comparto agricolo la Puglia è quinta: al primo posto c’è la Campania (554 richieste), seguita da Sicilia (448), Lazio (408) e Veneto (168). Tra le Province, spicca Ragusa (317 domande), seguita da Latina (264), Salerno (199) e Napoli (185). Bari e Foggia sono all’ottavo e nono posto, rispettivamente con 55 e 45 domande.

Per quanto riguarda, invece, i paesi di provenienza dei lavoratori per i quali è richiesta la regolarizzazione, i primi tre sono: India (540 domande), Albania (483), Marocco (441). Al contrario l’89% della nazionalità del datore di lavoro richiedente è italiana (2.000 domande), mentre le restanti 255 domande sono state presentate da imprenditori agricoli di India (56), Albania e Marocco (50), Tunisia (26).

“Siamo distanti dalle proiezioni elaborate alla vigilia che parlavano di una platea nazionale di 600mila lavoratori di cui circa 300mila solo in agricoltura – afferma il Segretario Generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno- si stima che nei periodi di grande raccolta in Puglia trovino occupazione in agricoltura circa 20mila lavoratori irregolari. C’è quindi una forbice molto ampia tra il numero dei potenziali aventi diritto ed il numero di domande pervenute. Se prendiamo per buono il dato sopra esplicitato (delle 20mila unità, ndr) parliamo dello 0,83%, come indice di regolarizzazione nella nostra regione. Tra i motivi di questo risultato ce ne sono sicuramente due – osserva Buongiorno-  il primo è aver posto, di fatto, nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione; il secondo è che non è stato ancora approvato il decreto interministeriale che deve fissare l’ammontare del contributo forfettario dovuto dal datore di lavoro per le somme pregresse non versate a titolo retributivo, contributivo e fiscale. In attesa di tale decreto, è sicuramente positiva la decisione assunta dal governo di posticipare dal 15 luglio al 15 agosto il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione”.

Buongiorno pone l’attenzione sulle dinamiche perverse innescate dalla sanatoria: “Sin dal primo momento – spiega- come Uila abbiamo sottolineato che nella sua formulazione attuale, la misura avrebbe potuto generare effetti negativi. Dagli organi di stampa apprendiamo di episodi da cui si evince la presenza di un mercato dedito alla compravendita dei contratti di lavoro. Purtroppo non scopriamo l’acqua calda e conviene ribadirlo: di fronte ad ogni regolarizzazione il caporale andrà sempre alla ricerca dei soggetti più deboli da soggiogare con orari disumani e paghe irrisorie ed indegne per un lavoratore. Queste sacche di illegalità vanno combattute con un approccio sistemico e con un piano che abbia una strategia di ampio respiro. Il paradosso è che adesso il lavoratore irregolare, già sfruttato e costretto a vivere in alloggi di fortuna pericolosi per la sua stessa salute, sia obbligato da datori di lavoro senza scrupolo a pagare per avere un contratto. Anche su questo bisogna riflettere e in questa riflessione bisogna allargare lo sguardo con una analisi complessa del lavoro agricolo”.